2005, Inter-Roma 2-3. Totti diventa architetto, storia di un arco perfetto

Luca Fantoni – Riuscireste a mandare il pallone in uno spazio di poco più di 20 centimetri? Questa era la distanza tra la mano di Julio Cesar e la traversa. Impossibile, almeno per gli umani. In quella sera di ottobre di 13 anni fa però,Francesco Totti trascese il semplice essere calciatore, trasformandosi in un architetto capace di disegnare un arco perfetto. Solo 8 mesi dopo scoppierà il caso “Calciopoli” e questo Inter-Roma fu l’antipasto di un duello che divenne poi la sfida per eccellenza negli anni seguenti. Da una parte i campioni, dall’altra il bel gioco. A trionfare furono quasi sempre i nerazzurri ma i capitolini, a Milano, qualche soddisfazione sono riusciti a togliersela. Sulla panchina della Roma sedeva Luciano Spalletti, al suo primo anno in giallorosso. Il consueto 4-2-3-1 era formato da Doni in porta. Al centro della difesa c’erano Chivu e Kuffour (in una delle sue poche partite degne di essere chiamate tali), con Panucci e Cufrè come terzini. In mediana agivano De Rossi e Perrotta, ancora non reinventato trequartista, mentre dietro Montella giocavano Mancini, Totti e Taddei. La squadra di Roberto Mancini rispondeva con Julio Cesar tra i pali. La difesa a 4 era formata da Cordoba, Materazzi, il grande ex Samuel e Favalli. Sulle fasce giocavano Figoe Ze Maria con Veron e Cambiasso in mezzo. Dietro a Cruz c’era la fantasia di Recoba.

LA PARTITA – Erano 11 anni che la Roma non vinceva a Milano, ma fin dai primi minuti si capisce che quella poteva essere la serata giusta per invertire questa tendenza. Dopo 12 minuti gli ospiti sono già in vantaggio. De Rossi inventa una splendida verticalizzazione per Taddei che mette in mezzo per Montella che appoggia facilmente in porta. La partita è frizzante e le due squadre prendono un palo per parte con Mancini e con “El Jardinero” Cruz. Al 30° il calcio si trasforma in arte. Totti prende palla a centrocampo, salta Cambiasso, resiste all’attacco di Veron, punta Materazzi, il movimento a portar via l’uomo di Mancini riesce a fargli avere quel minimo di spazio in più per provare l’impensabile e il pallonetto del capitano conclude la sua dolce traiettoria in fondo alla rete, è 2-0. Con ancora negli occhi la prodezza del numero 10, la ripresa si apre con un calcio di rigore (generoso) su Montella. Totti dagli undici metri non sbaglia. A quel punto, in pieno stile Roma, arriva il momento di soffrire. Il primo gol di Adriano è altrettanto bello. La punizione del brasiliano sbatte sul palo ed entra in rete. A 13 minuti dalla fine Doni esce in presa alta ma cadendo perde il pallonepermettendo all’Imperatore di segnare il definitivo 2-3. Nel finale scintille tra Veron e Totti che vengono espulsi.

Da un arco all’altro. Quello che sta percorrendo la Roma in questo momento volge pericolosamente verso il basso. Da quella festa sotto la Curva Sud per il passaggio del girone di Champions League, la squadra di Di Francesco sembra non essere più quella di prima. La speranza dei tifosi giallorossi è che la sconfitta con l’Atalanta sia il punto più basso dell’arco, e che ora si possa solo risalire. Le voci di mercato sicuramente non aiutano i giocatori a ritrovare la tranquillità. Prima Emerson, poi Nainggolan, poi Dzeko e poi ancora Emerson. È chiaro che se uno di questi giocatori dovesse andare via la rosa si indebolirebbe ma i capitolini hanno retto a cessioni ben più dolorose. In questo momento la mancanza di fiducia verso Monchi e soci è totale. Del resto quando i risultati non arrivano è facile criticare tutto e tutti. L’atteggiamento deve essere diverso perché, come cantava Dolores O’Riordan dei Cranberries, in uno dei suoi ultimi brani, “Tomorrow could be great, if only you had some faith”. Bisogna avere fede nella squadra, è arrivata l’ora di reagire.