Margherita Bellecca – E’ il trionfo del popolo romanista giunto in massa allo Stadio Olimpico. Della Curva Sud che con la coreografia ad inizio partita, con una parola, ha messo in chiaro le cose. E’ il trionfo di Eusebio Di Francesco e del suo calcio. Una Roma coraggiosa ma allo stesso tempo attenta, che si conferma la miglior difesa della Serie A lasciando le briciole alla Lazio e pungendo nel momento decisivo della partita.
E’ il trionfo di Aleksandar Kolarov, ex laziale ma romanista nel cuore con quelle esultanze che sanno di leadership e di liberazione. E’ il trionfo di Diego Perotti che avrà pure il tiro da zero a zero ma che quando si presenta dal dischetto è letale come un cobra. Passeggia verso la palla come se fosse in un parco, si avvicina al momento della battuta e poi apre il piatto destro con la palla che si va ad infilare a fil di palo. Imprendibile per i portieri, chiedere a Strakosha.
E’ il trionfo di Radja Nainggolan, in dubbio fino a poche ore dalla partita. E’ sceso in campo con mezza gamba ma ha dato tutto se stesso prendendo i voti più alti in pagella. La voglia era quella dei giorni migliori, quella che ti fa sparire anche il più grosso dolore e allora via a correre sotto la Curva Sud sovrastato poi da tutti i suoi compagni.E allora non c’è raccattapalle, non ci sono infortuni veri o finti, non ci sono perdite di tempo, c’è solo la Roma che ha meritato di vincere il derby e che si è dimostrata più forte sul campo. Ora la testa è già a Madrid, c’è una qualificazione agli ottavi da conquistare.