(E.Bandini) – C’è voluto quasi un anno. Per l’esattezza 346 giorni perché Perotti si sbloccasse. L’ultima volta che Diego segnò in due partite consecutive fu lo scorso autunno. Sulla panchina c’era ancora Luciano Spalletti e la Roma il 20 novembre perse 2-1 a Bergamo contro l’Atalanta con gol della bandiera proprio dell’argentino, che andò in rete anche in Europa League 4 giorni dopo all’Olimpico nel largo successo per 4-1 contro il Viktoria Plzen. L’ex Genoa però riuscì a ripetersi la domenica seguente, il 27 novembre, contro il Pescara di Massimo Oddo. E chissà che Perotti quest’anno non si possa eguagliare trovando il gol nella terza gara di fila nel derby con la Lazio dopo la sosta per le Nazionali. Inoltre contro il Chelsea dopo 156 giorni è tornato a segnare un gol su azione: l’ultimo fu il 28 maggio, giorno in cui Francesco Totti appese gli scarpini al chiodo, nel 3-2 al Genoa che valse l’accesso diretto ai gironi di Champions League.
MESI CALDI – Ottobre e novembre, dati alla mano, sono i suoi mesi: primo gol con il Grifone il 5 ottobre 2014 in casa del Parma, ultima gara con la maglietta dell’Argentina fu il 14 novembre 2009 contro la Spagna: allora sulla panchina dell’Albiceleste c’era Diego Armando Maradona, oggi c’è Jorge Sampaoli. L’ex c.t. del Cile ha convocato Perotti dopo ben 6 anni di assenza. Finalmente! Convocazione assolutamente meritata quella del giallorosso, che nelle ultime settimane si è ripreso trovando un ruolo fisso nella Roma targata Eusebio Di Francesco. Guardando i minutaggi degli attaccanti capitolini, il tecnico abruzzese non rinuncia mai a Perotti. Nelle gare di cartello, insomma nei big match, è sempre sceso in campo da titolare: Inter, Napoli, Atletico Madrid e Chelsea,sia andata che ritorno. Diego ha saltato soltanto la sfida di San Siro contro il Milan a causa di un edema post/distrattivo del muscolo bicipite femorale della coscia destra, che l’ha costretto a stare fermo per quasi 10 giorni. L’argentino finora è il secondo attaccante più utilizzato in stagione con 850 minuti giocati alle spalle soltanto di Edin Dzeko (1330′). A seguire via via ci sono Stephan El Shaarawy (742′), Gregoire Defrel (374′), Gerson (312′, con 5 gare giocate nel tridente offensivo), Cengiz Under (236′) e Patrik Schick con i 15 contro l’Hellas Verona. L’ex Boca scenderebbe al terzo posto se si considerasse Radja Nainggolan un attaccante: il Ninja da inizio stagione ha collezionato ben 1144 minuti, ma ha giocato solo una gara in attacco, allo Stadio Olimpico Grande Torino contro i granata di Sinisa Mihajlovic. Nelle altre 12 partite il belga è stato sempre schierato come centrocampista, quindi quello di Torino può essere considerato un caso sporadico.
CHI BEN COMINCIA E’ A META’ DELL’OPERA – Perotti è l’unico tra gli attaccanti ad avere iniziato a lavorare con Di Francesco fin dai primi giorni: l’argentino infatti si è allenato dal 7 al 14 luglio nel ritiro di Pinzolo. In quella settimana tra le montagne Diego ha mostrato un’ottima forma fisica e si è messo subito a disposizione del mister. Dopo i primi mesiha finalmente capito i movimenti che chiede Difra e sta entrando sempre di più nel vivo del gioco: puntare l’uomo, tagliare in profondità e calciare in porta ogni volta che c’è l’opportunità ormai sono dei meccanismi ben collaudati nella testa dell’argentino. Perotti finalmente si è sbloccato, anche a livello mentale, e dopo aver ritrovato i gol e l’Argentina vuole continuare la scalata verso il vertice con i giallorossi cercando di strappare anche una convocazione per i prossimi Mondiali in Russia. L’abbiamo aspettato per quasi una stagione, ora Diego vuole riprendersi la Roma a suon di gol decisivi.