Simone Indovino – Mercoledì 26 ottobre 2016, la Roma si stava apprestando a guadagnare 3 preziosissimi punti nello storicamente ostico campo del Sassuolo. Un 3-1 di carattere per gli allora ragazzi di Spalletti, che attendevano solamente il triplice fischio dell’arbitro per terminare la loro positiva serata. Ma come la storia giallorossa ci insegna, non è mai troppo presto per esultare. Un banale stacco da terra, un atterraggio goffo, e il ginocchio di Florenzi fa crack. Dopo l’incauto ottimismo della sera stessa, arriva l’operazione neanche 24 ore dopo, che si andava ad aggiungere a quelle di Strootman, Rudiger, Mario Rui, e chi più ne ha più ne metta.
STEP BY STEP – I canonici quattro mesi di recupero e poi, a un passo dal rientro, la ricaduta che avrebbe allontanato Florenzi dai campi quasi per un anno intero. Sandrino è un cultore del calcio romantico, uno di quelli che ama davvero quello che fa. Ama davvero il colore dell’erba, il suo odore, e lo si capisce da come esulta in maniera spontanea ogni volta che infila la palla in fondo alla rete. Noi tutti sappiamo, in cuor nostro, quanto sarebbe stato difficile per lui stare lontano da quelle sensazioni. MaSandrino è anche un uomo forte, uno di quelli col coltello tra i denti. Non avrebbe permesso mai che un doppio infortunio al ginocchio compromettesse la sua carriera e così ha lavorato, lavorato e ancora lavorato, come questi suoi primi anni di carriera ci hanno insegnato.
SAN SIRO, ANCORA – Per il mister riavere Florenzi in gruppo è stata una sorta di manna dal cielo. Con i tanti impegni ravvicinati di questo inizio stagione, la presenza del 24 ha potuto far rifiatare Bruno Peres. Gara dopo gara, emergenza di infortuni dopo emergenza, ed ecco che il classe ’91 riprende il ruolo che tante glorie gli regalò con Garcia, quello di ala destra. Il sigillo per il definitivo 0-2 in favore della Roma in casa del Milan ha sancito il ritorno alla rete dopo ben 546 giorni. Il tutto nella cornice di San Siro. Si, lo stesso stadio che lo vide realizzare la prima marcatura in Serie A su assist di un certo Francesco Totti. Quello stadio che oggi, cronologia di eventi alla mano, rappresenta una sorta di chiusura del cerchio. Perché lì Sandrino è nato, le avversità lo stavano fermando, ma sempre lì è risbocciato. E questo non può essere che l’inizio di una nuova vita (calcistica, chiaramente), per il giovane tuttofare capitolino che vuole prendere la Roma in mano.
Perché Ale, noi tutti sappiamo che l’ultimo gol da te realizzato prima di Milano era stato in un derby, e questo non poteva che farti scappare un leggerissimo sorriso. Ma noi avevamo bisogno al più presto di rivederti felice, per te stesso e per la Roma.
Simone Indovino