La sterzata che chiedeva Luciano Spalletti non si è vista. Un pareggio casalingo, contro un Verona ultimo in classifica e affamato di punti, è quanto i romanisti hanno saputo dare al nuovo allenatore che, forse, si attendeva un’altra reazione.
Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che Leo Castan non è ancora (e forse non lo sarà mai più) quel centrale formibabile che era prima della delicata operazione e, magari, ci sarebbe da prenderne atto una volta per tutte. C’è anche da mettere in conto che Dzeko si sta dimostrando una delusione e che per vincere occorre comprare dei giocatori affidabili. Rescisso l’oneroso contratto con A.Cole e con Gervinho sul piede di partenza, ci sono da sistemare i rientri di Ibarbo e Dumbia, puntellare la difesa e aggiungere un vero realizzatore dal momento che la squadra è fortemente titubante in attacco.
Chi pensava che il cambio dell’allenatore potesse dare immediatamente i suoi risultati, si è fortemente sbagliato nella valutazione troppo ottimista. La squadra è zeppa di mezze figure sopravvalutate e poco coese tra loro, che non hanno un’anima e che si perdono per qualsiasi ragione: se non è una cappellata di qualcuno è la paura di tutto a minare la personalità di una formazione che non riesce ad esprimersi in nessun caso. Per il tricolore pare essere un gioco a due tra Napoli e Juve, con l’eventuale terzo incomodo che potrebbe essere l’Inter; quindi, non conquisteremo alcun trofeo in questa stagione che, ahinoi, dobbiamo un’altra volta considerare di transizione.
Per vincere, c’è ancora molto, ma molto, tempo da attendere.